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4 Luglio 2017

COSI’ GLI UCCELLI SI RACCONTANO

Ornitologia e considerazioni venatorie nei giorni di primavera

COSI’ GLI UCCELLI  SI RACCONTANO

Il corteggiamento, il nido, le uova ed i tempi di cova: come la natura si rigenera nella continuità delle esistenze.

 

La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda,

devi cambiare il messaggio che invii. (James Joyce)

 

A primavera gli uccelli raccontano la vita. Svelano delicate storie d’amore o cupi episodi di rapina, attimi di paura o momenti d’estasi e diventano araldi capaci di raccontar in voci e voli le cronache del loro universo. Inducono a nostalgia remote e suscitano nel cacciatore rimpianti e speranze. I voli, i canti d’amore, i nidi, le uova ed i pulcini che s’affacciano al mondo sono nient’altro che alcune righe nella pagina del diario di ogni nostro giorno: nessun altro che non sia cacciatore sa spalancare gli occhi e sognare magari sospirando ad una piuma che vagabonda nel cielo.  Tempi d’attesa vissuti in maniera ben diversa da quelli tradotti in dottrine e parole dai filosofi idealisti del Settecento piegati sullo scorrere del tempo ed a piangere la vita rimanendone prigionieri delle sole malinconie. Perché non può essere che così se ignori la natura ed immagini ogni esistenza simile ad un pendolo che oscilla fra noia e dolore. Giusto invece – e verrebbe da dire dà cacciatore –  il modo in cui Mark Twain incita a camminare ciascuno nei suoi giorni quando afferma di dare ad ogni attimo la possibilità d’essere il più bello nel confronto con quelli trascorsi. Proprio come fanno gli uccelli che danno voce alla natura quando la primavera la tinge di verde ed i fiori la colorano e ne diventano le poesie.

Sono i richiami d’amore del maschio, mai come in quei giorni vestito a festa, che cerca la compagna annunciandole d’aver già conquistato il territorio in cui metter su casa e tener famiglia.

Diventano parole e musica d’un universo che i cacciatori sapranno far rivivere nella voce dei richiami da settembre quando ogni capanno resta avvolto nella sua magia. Ecco perché ciascun nido, fuor dai confini d’una tenerezza vana, ha il fascino misterioso della natura che si rigenera e della caccia che si prepara a tornare in una lotta fra le specie proprio come ebbe a definirla Darwin affrancandola da fuorvianti richiami alla religione.

Ci pensi e  scopri che il capanno, pur silenzioso, ha un proprio fascino popolato com’è agli occhi di ogni innamorato da gabbie e richiami, da ombre che continuano a farti compagnia in attesa che i cieli d’autunno riportino immagini vere. Ed e- la caccia autentica che si riconosce nel fascino delle migrazioni e della rinascita, nel rinnovamento della natura e nella continuità delle generazioni degli esseri. I nemici sono degni di rispetto ed ascolto se contribuiscono a migliorare altrimenti, come accade per alcuni anticaccia, diventano più inutili delle foglie d’autunno che neppure il vento sa dove nascondere. “Dio non si immischia, scrisse Darwin,  nelle vicende di dettaglio della storia naturale, cioè nelle cause secondarie che studiano gli scienziati.” e non troverai neppure fra gli anticaccia convinti  chi riesca razionalmente a dargli torto. Nè si può dar ragione a chi difende un pulcino nel nido di cornacchia ignorando che i piccoli vivono a spese di altri implumi come loro o si fa paladino di lupi e volpi dimenticando i cuccioli di capriolo e lepre di cui si cibano.

Ad un osservatore superficiale parrebbe che la natura sia madre per alcuni e matrigna per altri: può essere ma di sicuro confrontando le differenti caratteristiche fra le specie il conto delle singole opportunità è sempre pari. Anche per quanto riguarda il territorio proprio per evitare un sovraffollamento che comporterebbe squilibri.

In particolare, considerando naturalmente zone idonee è stata calcolata anche la superficie territoriale in m2 necessaria ad ogni coppia di alcune specie considerando che tale superficie può subire variazioni se vi è abbondanza o carenza di cibo.

 

Specie                                       m2

Gabbiano comune                     0,3

Folaga                                      4.000

Aquila reale                   93.000.000

Merlo                                    1.200

Tordo                                   40.000

Pettirosso                               6.000

Cincia mora                           53.000

Luì grosso                              1.500

Fringuello                               4.000

 

Ai volatili che hanno belle piume la natura ha donato di solito un canto sgraziato, come la cornacchia ed il corvo che paiono sempre in abito da cerimonia ed hanno una voce fra le meno gradevoli. Tutto il contrario dell’usignolo che sembra sempre in tuta da lavoro o la capinera vestita di piume tanto anonime che meno scolorite non si può. L’uno e l’altra hanno un canto così affascinante che nessuna ugola umana riuscirà mai ad imitare.

Così com’è difficile armonizzare sulla tela le mille sfumature del cardellino in quella sua livrea che par sorgere dalle più smaglianti tinte della tavolozza di un pittore e rammenta le prime parole dei bimbi così piene di colori o della peppola sempre vestita a festa ma dalla voce tanto sgraziata da ricordare il rumore d’un ramo che si spezza. E proprio ai colori fan riferimento i maschi e li esibiscono come fossero bandiere da sventolare nell’aria per calamitare l’attenzione. Il passero, ad esempio, anonimo in quel suo abituccio marroncino che lo fa somigliar ad un frammento di tegola sbiadito canta, alza il capo e mostra la gola nera, la capinera drizza le piume sulla testa come fossero un cimiero, il codirosso spalanca il becco e lascia brillare il giallo della gola. Le starne ergono il collo, gonfiano le piume del petto, si avvicinano l’uno all’altra e lui sfiora di frequente con il capo le penne della femmina in un goffo tentativo di carezza che palesa un invito a nozze.

Il maschio di quaglia è meno propenso ai corteggiamenti e più deciso: lancia ripetuti, insistenti richiami durante la notte pronto ad accorrere dove sente il pigolio di una femmina che dimostra d’essere ricettiva alla dichiarazione d’amore. Un dialogo che rammenta il verso, intrigante qualsiasi significato tu gli dia,  di Neruda “vorrei fare con te quello che la primavera fa con i fiori”.

Il fagiano- e fra i primi a farne conoscere in dettaglio poligamia e costumi d’amore fu il naturalista Buffon – diventa uno zingaro dell’erotismo: si erge sulle zampe, allunga il collo, allarga le ali come se volesse partire alla conquista dell’universo ed emette alcuni forti richiami.

Il verso è sgraziato ma efficace e caratteristico. Le femmine, nelle vicinanze, si avvicinano e se l’incontro va a buon fine la luna di miele è poco più lunga dell’accoppiamento. In definitiva è la conferma di quanto ebbe a scrivere Arthur Schopenhauer (1788-1880) meritando ancor oggi i consensi degli amanti delusi “Ogni innamoramento, infatti, per quanto voglia mostrarsi etereo, ha la sua radice solo nell’istinto sessuale, anzi è in tutto e per tutto soltanto un impulso sessuale determinato, specializzato in modo prossimo e rigorosamente individualizzato”.

Le anatre hanno corteggiamenti particolari – retraggono e cercano di allungare ancor più il collo e metterne in mostra i colori delle piume-  ed utilizzano persino l’acqua con cui spruzzano la femmina. Konrad Lorenz descrisse sedici parate diverse fra gli anatidi – con una prosa tanto efficace da far acquistare alle parole la magia delle immagini.

Il merlo, all’alba e poco prima del tramonto lancia il suo richiamo e non c’è cacciatore che non ne apprezzi l’armonia delicata così diversa dal chioccolio d’autunno o dal grido improvviso che lancia quando da ottobre, abbandona la siepe per cercare un rifugio più sicuro e mentre se ne va si lascia dietro quel chioccolo che par una beffa.

Ogni specie – così come fra la le Genti – ha il suo modo di vivere e di comportarsi, in amore e nelle altre vicende quotidiane.

Molte femmine di passeracei accettando il corteggiamento di un maschio o facendogli comprendere di esser disposte a metter su casa, allargano le ali e aprono il becco imitando i nidiacei che attendono l’imbeccata. Eppoi ci sono le parate – a tutti note quelle dei galli di montagna – magistralmente descritte da Jean Dorst (1924-2001) in cui i contendenti si radunano in grandi spiazzi e duellano fra di loro mentre le femmine stanno a guardare pronte a scegliere – fingendo di esser preferite  come accade fra gli umani – il proprio compagno.

Tutto comincia dall’uovo dicevano gli antichi elevandolo a simbolo del mondo perché scrigno della vita. Così ha attraversato i millenni continuando anche nella cultura a rimanere se stesso: simbolo della vita e della perfezione perché non esiste nient’altro nell’universo a cui tutti facciano, come a lui, concorde riferimento ed alcuno abbia sollevato dubbi sulla perfezione del suo aspetto.

Formato da oltre la metà di acqua  ( quello di gallina ne contiene il 65% ) e  da proteine, lipidi, glucidi e sali minerali divenendo quindi anche nutrimento per il nascituro – ha un’estremità arrotondata e l’altra appuntita, un asse maggiore ed uno minore che definiscono forma e dimensioni che hanno differenze anche notevoli fra le specie. Inoltre – ed è un’altra constatazione meravigliosa – la forma pur mantenendo la sua caratteristica fondamentale, ha dimensioni diverse fra specie.

Tutte le uova deposte in cavità sono sempre tondeggianti perché non sottoposte a rotolamento, hanno invece forma conica o a pera quelle che vengono deposte in luoghi da cui è facile rotolare. Una conferma giunge dalle uova di urie: deposte su strette punte di roccia non rotolano in linea retta proprio perché piriformi. Infine la forma conica permette una sistemazione ottimale addossando ciascun uovo ai due laterali: si crea quindi una massa compatta che utilizza tutto il calore.

I pivieri depongono le uova con la punta rivolta al centro in modo da utilizzare al meglio lo spazio e ciascuna riceve maggior calore che se fosse disposta diversamente.

Più il volatile è grosso meno, in proporzione, pesa l’uovo: quello di struzzo non supera 1,7% del peso del volatile, nell’aquila di mare è di circa il 2,4% e nello scricciolo del 13% . E’ stato anche notato che sono mediamente più grosse, naturalmente in proporzione all’uccello, le uova di quei volatili che ne depongono soltanto uno. Gli studiosi hanno ripetutamente confermato che anche nelle uova così come nel fisico degli uccelli vi è stata una continua evoluzione e quelle che hanno guscio bianco sono considerate le primitive perché somigliano di più a quelle dei rettili da cui i volatili derivano.

Poche le uova con guscio bianco: le macchie che le contraddistinguono e danno loro l’identità della specie sono dovute a pigmenti degenerati di globuli rossi lungo la parete del tratto genitale. In particolare le uova di passera scopaiola sono azzurre, rosso cupo quelle di usignolo,verde tendente al blu nei cormorani, giallastre con macchie bruno rossastre quelle di gallo di monte, giallastre e macchiate di grigio bruno quelle di gallinella d’acqua, color crema o giallastre e macchiate di bruno rossastro quelle di coturnice.

Il numero varia a seconda della specie : pinguini e grandi rapaci depongono solitamente un solo uovo, raramente due come invece accade per i piccioni, le tortore ed i columbidi in genere. I passeriformi ne depongono da quattro a sei , le oche persino 12 e le cince possono addirittura giungere al record di 16. Comunque esistono a questo proposito studi specifici e di anno in anno continui aggiornamenti.

Resta comunque valida la regola dell’optimum ecologico. Deposizione e schiusa avvengono nei tempi più propizi per lo sviluppo della prole e bisognerebbe spiegare ad alcuni improvvidi naturalisti anticaccia che la natura fa schiudere nei medesimi giorni le uova dei rapaci e dei predatori di nidi in genere e quelle dei minuscoli volatili fra cui passeri, capineri, usignoli e tanti altri uccelli.

Alcuni ornitologi si sono poi sbizzarriti in alcuni calcoli che peraltro hanno comunque una valenza scientifica. In particolare si è constatato che per molte specie il peso delle uova di una sola covata è superiore al peso della madre. Nel fiorrancino ad esempio, 11 uova raggiungono il 120% del peso del volatile, nel voltolino il 125% con 12 uova.

 

 

SPECIE                    Numero uova           Dimensione mm     Peso gr             Durata cova giorni

 

Pernice bianca              6-8                     44×31                           21                    21-24

Forcello                       6-10                    50×36                          35                    25-27

Coturnice                     8-14                   43×31                           23                    24-26

Pernice rossa                10-16                 40×30                           18                    23-24

Starna                           10-20                 36×27                          14,5                  23-25

Quaglia                         17-20                  30×32                            8                    17-20

Fagiano                          8-12                  45×36                            30                  23-28

Gallinella                       5-9                     43×31                           25                   21-22

Folaga                           6-10                    53×36                           39                   21-25

Alzavola                        8-11                   45×33                           27                    21-23

Germano                        9-13                   57×41                           32                   27-28

Codone                          7-9                      55×39                           44                   22-24

Marzaiola                      8-9                      46×33                           27                   21-23

Mestolone                      9-11                    52×37                           40                   22-23

Colombaccio                   2                         40×29                          19                    15-17

Tortora                           2                        31×23                             9                    13-15

Allodola                       3-5                        24×17                          3,5                    11-14

Gazza                             5-7                        33,5×23,5                    9,6                    22-27

Fringuello                      3-7                        19,2×14,6                     2                     13-14

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SE LA PARATA DIVENTA PROMESSA DI MATRIMONIO

All’inizio della stagione riproduttiva il maschio possiede in linea generale un impulso più forte e più precoce della femmina. Si stabilisce in un determinato luogo, definisce il proprio territorio che difende dai congeneri; poi attira una femmina col canto e con gli atteggiamenti. Le parate nuziali cominciano a questo punto e hanno per scopo la formazione della coppia. Gli stadi successivi della riproduzione hanno bisogno anch’essi delle parate. Perché, mentre il maschio spesso si trova già in condizioni di riprodursi, lo stesso non avviene per la femmina che non è né psicologicamente né fisiologicamente pronta. Per qualunque essere vivente un con genere è a priori un nemico. Occorre perciò che la femmina venga portata progressivamente ad accettare il maschio. Occorre anche che si compia la maturazione sessuale. In certi uccelli l’ovulazione non può avvenire in una femmina isolata. La femmina di colombo solitaria è incapace di deporre le uova; ma la vista e il comportamento di un maschio, anche se è tenuto in cattività in una gabbia vicina e nonostante sia escluso ogni contatto, bastano a permettere la deposizione.

Le parate nuziali hanno, dunque, l’effetto di coordinare il ciclo sessuale dei coniugi. Tra i due partner si stabilisce .una sorta di dialogo, di cui l’iniziativa spetta àl maschio. (salvo in alcuni uccelli che hanne, come le rostratule, un comportamento inverso). Le sue pose e le sue manifestazioni sonore liberano reazioni determinate nella femmina.

Senza queste risposte il maschio è incapace di continuare le parate e di passare allo stadio successivo. A poco a poco la femmina progredisce sulla stessa strada del suo

coniuge, grazie a questa serie di stimoli e di risposte che si alternano. tra maschio e femmina. Un tale crescendo si osserva in tutti gli uccelli e si manifesta in tutti i loro comportamenti.

L’unione della coppia dura talvolta solo poco tempo, il tempo di una breve parata seguita immediatamente dall’accoppiamento. In altri uccelli dura per tutto il periodo

della riproduzione, soprattutto durante la cova e l’allevamento dei giovani. Le parate si susseguono allora con modalità diverse e hanno l’effetto di mantenere l’unione della coppia; esse si mantengono fianco a fianco con altri tipi di comportamento che compariranno alla schiusura delle uova. Jean Dorst

 

 

Presidente provinciale Ekoclub Fortunato Fogagnolo

Presidente provinciale Federcaccia  Rodolfo Grassi

 

 

 

 

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